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Disturbi di Personalità

Si sente parlare sempre più frequentemente di disturbi di personalità. Ne soffre il 60% della popolazione clinica e circa il 4-10% della popolazione generale.
Le diagnosi più frequenti sono Disturbo Borderline di Personalità, Disturbo Paranoide di Personalità e Disturbo di Personalità Non Altrimenti Specificato (Ponzio, 2012). Ma cosa significa soffrire di un disturbo di personalità?

Cosa è un Disturbo di Personalità

È un disturbo psichiatrico, definito dal DSM-5 (APA, 2013) come un pattern costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione.

In termini generici è possibile riconoscere un disturbo di personalità perché la persona pare bloccata in una modalità di funzionamento peculiare che è generalizzata alla maggior parte delle aree di vita (es. essere paranoide, od ossessivo-compulsivo).

Le persone con questo disturbo hanno una compromissione nella gestione delle relazioni interpersonali, nella gestione delle emozioni e nel sentire una coerenza della propria identità.

A livello clinico, riconosciamo diversi livelli di gravità dei disturbi di personalità anche se la psichiatria contemporanea sembra orientarsi verso due gradi di gravità: disturbi di personalità e disturbi gravi della personalità (Livesley et al., 2016).

Classificazione dei Disturbi di Personalità

Esistono numerosi disturbi di personalità che vengono classificati secondo tre gruppi:

  • Gruppo A (schizotipico, schizoide, paranoide), storicamente detti bizzarri o eccentrici e frequentemente più associati agli stati psicotici.
  • Gruppo B (borderline, antisociale, narcisistico, istrionico), detti amplificativi, teatrali ed imprevedibili.
  • Gruppo C (evitante, dipendente, ossessivo-compulsivo) detti ansiosi.

È da chiarire fin da subito che tutti questi disturbi di personalità, e non solo quelli associati al gruppo A, possono talvolta presentarsi con manifestazioni psicotiche soprattutto se la persona è sotto stress o utilizza sostanze per regolare le proprie emozioni.
Vedremo qui sotto la descrizione del disturbo di personalità maggiormente studiato e incontrato nella pratica clinica: il disturbo borderline di personalità.

Cosa si intende per Disturbo Borderline di Personalità

Il Disturbo Borderline di Personalità fa parte del Gruppo B che storicamente contiene personalità amplificative, teatrali ed imprevedibili, chiamati in questo modo per il loro modo di esprimere le emozioni e di intrattenere le relazioni interpersonali.

La caratteristica principale del Disturbo Borderline è l’instabilità.

I manuali diagnostici come il DSM-5 (APA, 2013) e l’ICD-10 (WHO, 1992) lo definiscono con una instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, che ha inizio entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti.

Per diagnosticare questo disturbo devono tuttavia essere presenti almeno 5 di queste caratteristiche:

  • Sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono;
  • Relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione;
  • Alterazione dell’identità, cioè un’immagine di sé o una percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile.
  • Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto come spese sconsiderate, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate;
  • Ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamenti automutilanti;
  • Instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore;
  • Sentimenti cronici di vuoto;
  • Rabbia inappropriata, intensa o difficoltà a controllare la rabbia;
  • Ideazione paranoide transitoria, associata allo stress o gravi sintomi dissociativi.

Come si manifesta il Disturbo

Il Disturbo Borderline di Personalità è frequentemente associato a uno stile di vita basato sull’instabilità, e una storia di vita traumatica.

Le persone con questo disturbo hanno vissuto una vita familiare precaria, è stata messa in pericolo la loro sicurezza, hanno subito abbandoni o abusi (fisici, verbali, sessuali) o sono cresciuti in un ambiente ad alta emotività espressa e fondamentalmente invalidante.

I soggetti con Disturbo Borderline non hanno imparato ad esprimere adeguatamente le loro emozioni, non sono stati rispecchiati quando erano già molto piccoli e imparano fin da subito che non bisogna fidarsi degli altri.

L’instabilità generale e pervasiva visibile, in tutte le aree di vita del soggetto, rivela una modalità di pensiero polarizzata, cioè basata su quello che noi terapeuti cognitivo comportamentali chiamiamo pensiero dicotomico (es. pensare le cose bianche o nere, passare da un eccesso all’altro, pensare senza vie di mezzo).
Questo stile rigido di pensiero è il risultato della storia di un senso di identità diffuso e non coerente: molte persone, che si rivelano poi borderline vengono in terapia dicendoci “io non so più chi sono, od, io, a volte, non so chi sono”.
La persona non riesce ad effettuare una sintesi tra i due poli opposti ed esclude, evitandolo o attaccandolo, un modo di pensare diverso dal proprio, perché considerato cattivo o minaccioso (espressione inappropriata della rabbia).

I loro vissuti traumatici creano un terreno di vulnerabilità su più livelli: biologica, perché vengono impoverite le connessioni neurali e i corredi neutrotrasmettitoriali; psicologica, perché il soggetto interpreta male la realtà e ragiona in maniera condizionata dagli schemi (di solito abbandono, deprivazione emotiva, sfiducia/abuso, esclusione sociale) (Young et al., 2003); sociale, perché il soggetto si circonda di persone che rinforzano il carattere instabile delle relazioni, non raggiungendo quasi mai sicurezza e stabilità.

La mancanza di costanza e autodisciplina è un’altra caratteristica delle persone con disturbo di personalità borderline; infatti, questa diagnosi è frequentemente associata a dipendenze e disturbi alimentari, cioè modalità comportamentali disfunzionali di regolare le emozioni.

Le emozioni vengono vissute come intense e risultano difficilmente regolabili a causa di tre caratteristiche biologiche: un’alta sensibilità, reattività e un lento ritorno a una condizione emotiva di normalità (Linehan, 1993).

Per cui, i soggetti borderline regolano le loro emozioni, in maniera caotica, con strumenti che si rivelano molto dannosi per la loro salute e che rinforzano altamente le loro difficoltà, come principalmente l’uso di sostanze (droghe, alcol), gioco d’azzardo, abbuffate.

Tali comportamenti hanno come obiettivo non solo la regolazione emotiva, (di solito senso di vuoto e rabbia) ma anche, raggiungere un soddisfacente senso di identità e di immagine di sé.

Sintomi Doppia Personalità

La doppia personalità, come viene definita usualmente dal senso comune, non appartiene ai Disturbi di Personalità, ma è un Disturbo Dissociativo dell’identità e viene definito come una disregolazione dell’identità caratterizzata da due o più stati di personalità distinti (APA, 2013).

La disregolazione dell’identità comprende una marcata discontinuità del senso di sé e della consapevolezza delle proprie azioni, accompagnata da correlate alterazioni dell’affettività, del comportamento, della coscienza, della memoria, della percezione, del pensiero e del funzionamento senso-motorio. Tali segni e sintomi possono essere osservati da altre persone o riferiti dall’individuo.

Altre caratteristiche del disturbo sono dei ricorrenti vuoti nella rievocazione di eventi quotidiani, di importanti informazioni personali e/o di eventi traumatici non riconducibili a normale dimenticanza.

Tale disturbo viene spettacolarizzato attraverso le pellicole cinematografiche ma è molto raro e infrequente nella pratica clinica.

Si presenta in soggetti con storie di abusi ricorrenti (di solito sessuali). Questi abusi sono talmente impattanti nella vita psichica del soggetto che creano delle “fratture psichiche” riconoscibili con la disattivazione del funzionamento di normali circuiti neurali. Queste fratture causano la dissociazione tra pensiero, emozioni e comportamento e caratterizzano la vita del soggetto.

Test e Questionari per indagare un Disturbo di Personalità

Tra i test e i questionari che si possono trovare per indagare un disturbo di personalità troviamo:

  • L’MMPI-2: Minnesota Multiphasic Personality Inventory (Fiore, 2012);
  • Il MCMI-IV: Millon Clinical Multiaxial Inventory (Terenzi, 2017);
  • La SCID-5-PD (APA, 2013).

Per ottenere una diagnosi di Disturbo di Personalità, propriamente detto, occorre somministrare al paziente la SCID-5-PD; mentre per indagare la conformazione della psicopatologia della personalità è possibile somministrare l’MMPI-2 e il MCMI-IV, che sono tra i questionari maggiormente utilizzati.

Psicoterapie efficaci nella cura dei Disturbi di Personalità

Il disturbo di questi pazienti è cronico ed egostintonico, per cui è molto difficile che queste persone accedano di loro spontanea volontà ai servizi di igiene mentale e agli studi privati, a meno che vengano inviati dai loro partner, dai loro parenti, amici o dai loro capi a causa dei problemi che queste persone creano nella loro vita e nella vita di chi sta loro intorno.

Le linee guida internazionali come NICE, NIMH e APA division 12 sottolineano che le psicoterapie maggiormente efficaci sono:

  • La Terapia Dialettico-Comportamentale (Linehan, 1993);
  • La Schema Therapy (Young et al., 2003).

Entrambe le terapie sono di stampo cognitivo comportamentale e sono la prima scelta dei clinici nel trattamento del disturbo borderline di personalità e di tutti gli altri disturbi di personalità.

A questo tipo di psicoterapie è frequentemente associata una terapia farmacologica che risulta di notevole importanza come supporto al trattamento psicoterapico, a causa degli scompensi neurali di cui sopra.

Articolo scritto da

Jean psicologo

Jean Floris
 Psicologo e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale.
Mi occupo prevalentemente di Disturbi d’Ansia, Depressione, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbi di Personalità e Dipendenze

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    Riferimenti bibliografici

    A.P.A. (2013). DSM-5. Diagnostic and statistical manual of mental disorders. Arlington: APA Publishing. Trad. it. DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina, 2014.

    Fiore, F. (2016). Il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI) – Introduzione alla Psicologia. State of Mind stateofmind.it/2016/04/mmpi-minnesota-multiphasic-personality-inventory/

    Linehan, M. (1993). Diagnosis and treatment of mental disorders. Cognitive-behavioral treatment of borderline personality disorder. New York: The Guilford Press. Trad. it. Trattamento cognitivo comportamentale del disturbo borderline. Milano: Raffaello Cortina, 2011.

    Livesley, Dimaggio, Clarkin, (2016). Trattamento integrato dei disturbi di personalità, Raffaello Cortina, Milano, 2017.

    Ponzio, F. (2012). I disturbi mentali in Italia: numeri e dati. State of Mind, 05/2012. https://www.stateofmind.it/2012/05/disturbi-mentali-italia/

    Terenzi, S. (2017). Il Millon Clinical Multiaxial Inventory-IV (MCMI-IV): la nuova versione del Millon. State of Mind, https://www.stateofmind.it/2017/02/mcmi-iv-millon-clinical-multiaxial-inventory/

    Young, J.E., Klosko, J.S. & Weishaar, M.E. (2003). Schema therapy: A practitioner’s guide. New York: The Guilford Press. Trad. it. Schema Therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità. Firenze: Eclipsi, 2007

    Sitografia

    • div12.org/diagnosis/borderline-personality-disorder/
    • nice.org.uk/guidance/cg78
    • nimh.nih.gov/health/topics/borderline-personality-disorder/index.shtml

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