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Vestiti o letto bagnati? Niente paura! Parliamo di enuresi nei bambini

Quando veniamo al mondo, siamo tutti incontinenti! Si perché perdiamo senza controllo ed in modo automatico,con un meccanismo riflesso del tutto involontario, feci ed urine.

Come impara il bambino a controllare e gestire la sua pipì?

Per rispondere a questa domanda è importante sottolineare che la continenza urinaria si raggiunge grazie a una serie di tappe maturative che conducono:

  • alla percezione della pienezza vescicale;
  • alla percezione dello svuotamento vescicale;
  • al controllo volontario dello sfintere uretrale striato.

Il raggiungimento di queste tappe evolutive deriva dall’interdipendenza tra la progressiva evoluzione del sistema nervoso centrale, l’aumento della capacità vescicale e la maturazione del ritmo circadiano di produzione dell’ormone antidiuretico (Thurber, 2016).

Con lo sviluppo del bambino, la minzione diventa quindi sempre di più un atto volontario ed efficace. L’acquisizione della continenza urinaria è quindi, un fenomeno complesso, che richiede il succedersi di tappe maturative.

Generalmente il bambino raggiunge un adeguato controllo della minzione durante il giorno, nel corso del suo secondo anno di vita, mentre il contenimento notturno avviene successivamente, solitamente in un’età compresa tra i due e i cinque anni.

Tuttavia, come per l’acquisizione di qualunque altra funzione,possono verificarsi ritardi.

L’enuresi, riconosciuta tra i disturbi dell’evacuazione, ne è un esempio.

Significato di Enuresi

La parola enuresi deriva dal greco e significa “orino dentro”, in riferimento alla perdita incontrollata di orina.
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, l’enuresi, definita come la ripetuta emissione di urine nel letto o nei vestiti, sia involontaria che intenzionale, è presente quando sono soddisfatti i seguenti criteri:

  • la ripetuta emissione di urine deve essere un comportamento clinicamente significativo, ovvero si manifesta con una frequenza di almeno 2 volte alla settimana per almeno 3 mesi consecutivi;
  • l’età cronologica è di almeno 5 anni;
  • il comportamento non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o ad un’altra condizione medica.

Enuresi Notturna

Si può parlare di enuresi notturna, quando l’emissione di urine si presenta solo ed esclusivamente durante il sonno notturno; si definisce, invece, enuresi diurna, l’emissione di urine durante le ore di veglia; infine, se è presente una combinazione dei due sottotipi precedenti, si tratta di enuresi notturna e diurna.

Vi sono alcuni bambini che continuano a bagnare il letto sin dalla nascita, in questo caso si parla di enuresi primaria; diversamente, i piccoli che hanno vissuto un periodo di continenza e, solo successivamente, sviluppano l’enuresi, identificano il tipo secondario, ovvero l’enuresi acquisita.

È possibile inoltre distinguere tra l’enuresi continua, che si manifesta quasi sempre, ogni notte e l’enuresi saltuaria o intermittente, che invece permette al bambino anche dei risvegli asciutti.

Le ultime ricerche riportano chesono enureticia 5 anni addirittura il 20% dei bambini, il 5-10% a 6 anni, l’1,5-5% a 10 anni e l’1-2% circa degli adolescenti.In particolare, in Italia viene riportata un’incidenza globale del 3,8% (popolazione di età compresa fra 6 e 14 anni), con un range che va dal 9,6% -8,1%, rispettivamente per maschi e femmine di 6 anni.

letto bagnato

Cause dell’enuresi

Quando non è associata ad un’infezione delle vie urinarie o ad anomalie anatomiche, non esiste una teoria unica ed esaustiva che determini l’enuresi; le ricerche concordano nell’individuare molteplici fattori causali (Rovetto, 1986) :

  • Familiarità: esiste una predisposizione ereditaria all’enuresi. Accade infatti spesso che i bambini enuretici abbiano genitori che, a loro volta, sono stati enuretici.
    Ritardo di maturazione: spesso all’enuresi è associato un ritardo nello sviluppo del linguaggio e della deambulazione, nonché difficoltà nella coordinazione oculo-motoria e muscolare. Questo ritardo generalizzato dell’apprendimento e della maturazione impedirebbe al bambino di acquisire, nei tempi normali, le complesse competenze di controllo necessarie per il controllo della minzione.
  • Alterazioni del sonno: molti genitori riferiscono di avere difficoltà nel risvegliare il loro figlio enuretico. Spesso accade che il bambino sogni di andare in bagno, svegliandosi poi completamente bagnato.
    Ricordiamo che il sonno non è uno stato omogeneo, si costituisce di due fasi: la fase REM, con movimenti rapidi degli occhi e attività onirica, e la fase NON REM, di sonno più profondo, suddivisa a sua volta in 4 stadi. Il sonno è formato da diversi cicli, della durata di 90 minuti, di alternanza della fasi sopra citate. Più frequentemente i bambini enuretici bagnano il letto nel momento di passaggio dall’ultimo stadio della fase NON REM al primo-secondo stadio della stessa;
  • Apnea ostruttiva del sonno: l’interruzione della respirazione durante il sonno è associata all’enuresi, perché, diminuendo i livelli di ossigeno, può rendere il bambino meno sensibile alla sensazione di vescica piena (Zaffanello e collaboratori, 2017);
  • Problemi emotivi, eventi stressanti e ansia: il bambino può essere turbato o preoccupato a causa di qualche evento o situazione altamente coinvolgente: conflitti nella coppia genitoriale, nascita di un fratellino o inizio della vita scolastica;
    Allergie alimentari: in una ridotta percentuale di casi, è stato rilevato che l’eventuale assunzione di cibi allergenici comporta un’irritazione delle pareti della vescica, riducendone la capacità contenitiva e funzionale.

Cosa fare se il bambino fa la pipi a letto ?

Quando il bambino ha superato i 5 anni e presenta un’enuresi consolidata, che, dopo opportuni esami urologici prescritti dal pediatra non risulta determinata da cause fisiologiche, è necessario procedere con un intervento specifico, che la Terapia cognitivo-comportamentale propone, rivelandosi tra i più validi.

Dopo un’attenta ed accurata anamnesi e raccolta dati in cui lo psicoterapeuta approfondisce il problema comportamentale che preoccupa i familiari e il bambino, vengono proposte alcune tecniche terapeutiche, per le quali è stata dimostrata una comprovata efficacia, che possono rappresentare un valido aiuto soprattutto per i casi in cui l’enuresi è diventata causa di problemi psicologici come vergogna, insicurezza, evitamento di situazioni sociali…Può essere per esempio molto utile comprendere il volume dell’urina emesso dal bambino, per capire se la vescica ha una adeguata capienza (ad es. minzioni di 200 cc durante il giorno) ed un’adeguata autonomia (ad es. 45 ore durante il giorno).

Come prima riportato, tra le possibili cause enuretiche potrebbe esserci un sonno molto profondo con difficoltà al risveglio, in questo caso l’utilizzo di un segnalatore acustico potrebbe rivelarsi risolutivo.

Quest’ultimo, perché sia efficace, dovrà essere accompagnato da un sistema di rinforzi positivi, che premierà il bambino ogni volta che si sveglierà asciutto. Diversamente, se il problema è una vescica poco capiente, potrebbe risultare molto utile lavorare con esercizi specifici volti ad aumentare la capacità della vescica.

Infine, e questo è fondamentale, occorre evitare di rivolgersi al proprio bambino definendolo un “bravo bambino” se rimane asciutto, perché si rafforzerà in lui l’idea che, diversamente, se si bagna è un “cattivo bambino” rischiando di favorire in lui lo sviluppo di sentimenti negativi, come per esempio l’inadeguatezza.

Diversamente è importante gratificare il bambino per ogni piccolo traguardo che riesce a raggiungere.

Rivolgersi a un professionista, per affiancare i propri figli con un adeguato supporto e ricevere consigli di buone prassi è un ottimo punto di partenza.

Articolo scritto da

Michaela Fantoni
Titolare Centro Elpis, Centro Multidisciplinare per la salute e il benessere psicofisico.
Psicoterapeuta, si occupa dei principali disturbi dalla prima infanzia alla terza età. Formatore in ambito scolastico e consulente su progetti educativi. Si occupa di valutazione e progetti di intervento per ADHD, DSA e plusdotazione. Responsabile equìpe n.17 ASL Varese, Regione Lombardia, soggetti autorizzati a effettuare prima certificazione
diagnostica valida ai fini scolastici secondo quanto previsto dalla L.170/2010. Si occupa dei principali disturbi e caratteristiche dell’età evolutiva.
Specializzata in psicologia dello sport, da Pechino ad oggi ha sempre avuto atleti alle Olimpiadi. Ha fatto parte del Team Olimpico Londra 2012, componente commissione sanitaria FIC ed è stata la Psicologa responsabile del Progetto AcquaRio, per la preparazione di nuotatori paralimpici per le Olimpiadi di Rio 2016, (7 atleti qualificati e 7 medaglie).

Attualmente psicologa della FINP. Formatore in azienda, porta le sue esperienze finalizzate al benessere e all’incremento della perfomance attraverso formazione tradizionale, formazione esperienziale, sport outodoor e percorsi di coaching. E’ docente, supervisore, membro eletto nel Consiglio Direttivo e responsabile dell’area scuola e rapporti con i soci di AIAMC.

Martina Lunghi
Laureata con il massimo dei voti in Neuropsicologia, Psicologia clinica e dello Sviluppo, presso l’Università degli Studi di Milano–Bicocca ed è iscritta all’Albo A dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia. Ha conseguito un Master in Disfunzioni cognitive e disturbi specifici dell’apprendimento e un Master in Psicologia perinatale; ha inoltre ottenuto la qualifica di esperta nell’utilizzo di tecniche di rilassamento. Si occupa dei principali disturbi dell’età evolutiva, dell’adolescenza e dell’età adulta. Attualmente è specializzanda presso la scuola quadriennale di psicoterapia cognitivo comportamentale Asipse di Milano.
È socia AIAMC, Associazione Italiana di analisi e modificazione del comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva.

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